giovedì 3 ottobre 2013

Incontro di Giovedì 19 Settembre 2013 con Renzo Magosso: "Siria: polveriera del Medioriente"

Il Presidente inizia la conviviale segnalando la scomparsa della sorella di Immo Benewitz, al quale va la solidarietà di tutti i presenti; poi comunica due eventi del club gemellato di Norimberga, in ottobre una visita alla biennale di Venezia e il 23 gennaio un week end sciistico in Austria. Prosegue ricordando l'ultima riunione con il Governatore e la sua lettera di ringraziamento che è stata allegata allo scorso bollettino. Infine, aggiorna sul progetto Jankovic; si sta procedendo, quest'anno si vorrebbe completare il laboratorio per gli adolescenti e una raccolta di dati sugli stessi temi. Importante rispetto alla precedente iniziativa è il coordinamento con altri club, il Rotaract e probabilmente altri club stranieri. Al termine del pranzo il Presidente concede la parola al socio Renzo Magosso che parla della situazione in Siria. Il relatore inizia segnalando di dover parlare prima della situazione internazionale legata alla Siria poi della Siria stessa. La Siria ha 23.000 di abitanti, due milioni di cristiani, è geograficamente vicina al Kurdistan che non è nazione perché divisa tra più stati. Ma con grandissime risorse di petrolio; ed è questo il suo problema ed il motivo base perché nessuno dei paesi in cui la sua popolazione è divisa ne vuole la riunificazione. L'Irak è ingovernabile, sono presenti circa 40.000 contractors pagati da multinazionali che tengono sotto controllo le fonti di petrolio. In Libia hanno ucciso Gheddafi e nessuno ora è in grado di controllarla. In Egitto lui stesso ricorda di non poter tornare in quanto, a seguito di critiche a suo tempo rivolte, è stato messo nella black list. Il Libano è diviso per bande e in Europa ci sono almeno trentamila famiglie “in sonno”, pagate da amici di Al Qaeda, con, si stima da dati CIA, 2.500 persone pronte al suicidio rituale. Il tutto senza dimenticare lo sfascio della Grecia e la Turchia diventata campo di battaglia. Per quanto riguarda la Siria, essa ha 19 componenti che si combattono tra di loro, non solo sciiti e sunniti. Lo stesso Assad non è in grado di controllare le sue truppe sul campo. Si parla poco in Itala di questi reali problemi perché l'editoria non è libera ma influenzabile e controllata da gruppi di potere. Non si parla, ad esempio, della influenza dei possessori di pozzi di petrolio. Ad esempio, al tempo della caduta del muro di Berlino quando i ceceni hanno tentato di costruire una pipeline che non sarebbe passato dalla Russia, c’è stato l’intervento armato di Mosca per bloccare il progetto, su spinta della mafia russa che controllava il petrolio. La stessa cosa avrebbe dovuto succedere con il Kurdistan, dove si voleva far passare una pipeline che attraverso la Siria sarebbe arrivata fino al Mediterraneo. Hanno fatto i primi trecento chilometri, poi sono intervenuti i gruppi di potere collegati all'Opec e tutto si è fermato. In Siria oggi esiste il gas nervino, ma ce l'hanno in tanti, si parla di centomila tonnellate. Assad potrà comunicare i suoi depositi, ma non sono tutti quelli presenti in Siria. Sempre il relatore, ricorda poi la strage dei cattolici nella enclave di lingua aramaica. In Iran hanno iniziato a stoccare l'acqua perché nel futuro il propellente sarà l'Acqua. La Siria è la dimostrazione di come la politica non conti più nulla, quello che conta è la forza della finanza internazionale che attraverso la speculazione borsistica controlla la stessa sopravvivenza del sistema di vita occidentale. I più potenti uomini di affari hanno deciso di fare una guerra in Siria che costa un miliardo di dollari di spese al giorno. Obama e Putin hanno lo stesso problema, Obama di accontentare le fabbriche di armi americane, Putin le sue. Perché dopo anni in cui i giornalisti potevano andare con una certa tranquillità nei luoghi di guerra per il loro lavoro ora ciò non è più possibile? Perché le bande tendono a prenderli per avere i rimborsi dei Lloyds che li hanno assicurati. Anche in al Qaeda ci sono problemi di divisione, ma non si sa chi li sta finanziando. Magosso ricorda, a proposito dei costi di guerra, che i proiettili costano 40 dollari l'uno. In Libia ha visto arrivare un camion che scaricava mitra utilizzati per sparare in aria, dopo di che gli stessi venivano riportati nel camion. Chi pagava questi costi? In Siria avviene lo stesso, unico elemento di congiunzione delle varie bande è l'odio contro Israele che di fatto è portavoce del mondo occidentale. Senza Assad questa guerra civile sarebbe ancora più incontrollabile. I combattenti ormai vanno da chi li paga di più, l’ideologia non conta. La battaglia può essere risolta solo da quelli che stanno finanziandola, principalmente i gruppi legati all'Opec. Ë ridicolo pensare che si possano ammazzare i bambini con i proiettili ma non con il gas. L’amico Magosso ricorda l'aumento dell'aumento dei prezzi delle granaglie deciso alla borsa di Chicago, dal cui aumento puramente speculativo sono partite le sollevazioni nel medio oriente dove il livello di sopravvivenza è già al minimo, per cui aumenti anche apparentemente modesti determinano la impossibilità di comprare il cibo necessario. Ci sono componenti internazionali che non vogliono il medio oriente tranquillo. Abbiamo 500 miliardi dati dall'Europa alle banche per salvarle ma che non sono stati rimessi nel circolo per creare lavoro. In sostanza rischiamo che questo malcontento dilaghi anche in Europa. Gaetano Sardo interviene e domanda se c'è una costante nei rapporti tra l'occidente e le altre nazioni al di la del mare. C'era un capo accettato dalle potenze occidentali, poi l'occidente ha deciso che questi non andavano più bene, per cui giù Ben Ali, Gheddafi e Mubarak. C'è un filo conduttore? Renzo Magosso risponde che la logica precisa è la stessa dei Balcani dopo Tito. Si tratta di popolazioni che devono essere tenute sotto tiro perché non abituate alla democrazia e divise da odi etnici e religiosi. Ricorda come in Africa è decuplicato il mondo islamico integralista e così pure nel medio oriente. In Europa abbiamo il 25% in più di popolazione islamica, di cui almeno l'uno per cento crede che il mondo dovrà diventare islamico. Questa gente è pronta a morire per distruggere il mondo occidentale che non vuole diventare musulmano. Pietro Pizzoni: il centro e sud America potevano essere considerati una asse omogenea per lingua e religione, unificati dalla povertà. La politica americana lo ha sempre considerato il cortile di casa, mandando ambasciatori non esperti che hanno fallito nel loro compito. Ora gli Usa sono espulsi dal Sud America. Lo stesso si verifica nel medio oriente; ricorda la ambasciatrice Usa che parlando con Saddam Hussein non ha chiarito la posizione Usa verso il Kuwait lasciandogli credere di poter avere via libera. Cade Mubarak. Chi appoggiano ora gli Usa? Morsi è un prodotto delle università americane, come Erdogan in Turchia. Difficile prendere decisioni, bisogna lasciare andare le cose, ma non intervenire in quei vespai. Carlo Grandini: fino a quando le riserve di petrolio del medio oriente non saranno esaurite questo continuerà ad essere una polveriera. Il petrolio è il problema, non l'islamismo. Le grandi case automobilistiche stanno preparando la costruzione in serie di auto elettriche per fare a meno del petrolio. Travelli: gli USA stanno diventando un paese che vuole ridurre la sua dipendenza dal petrolio medio orientale. É entrata nel mercato dell'esportazione del gas. La creazione di aree di equilibrio tra i principali paesi, la Turchia sta rivedendo che il suo ruolo è in medio oriente, Iran ed Egitto devono ricostruire la loro presenza politica nell'area. Magosso conclude ricordando una frase di Senghor, poeta a presidente del Senegal: “un leader arabo è destinato ad essere ucciso o dai colonialisti o dal proprio paese”. L’Occidente deve capire che non può decidere come altri paesi vogliono vivere. I paesi produttori di petrolio, con tutti i denari che hanno incassato in questi anni, hanno una disponibilità pari al 70% delle riserve mondiali e vogliono propagandare la loro fede. Il Presidente rivolge un saluto a Giuseppe Callegari nel frattempo arrivato e chiude ricordando la frase di un giovane filosofo ascoltato ieri sera nel corso di un talk show politico che ha evidenziato come la finanza internazionale sia una forma di nuovo nazismo. Il meccanismo di controllo è analogo, ma ben nascosto, e nessuno lo viene a sapere. Il consueto tocco di campana pone fine a questa interessante ed attuale conviviale. A cura di Patrizio Tumietto