Ancora una volta il racconto di una Milano poco conosciuta, ancora una volta il racconto di una Milano risultato di iniziative coraggiose ed innovative, ancora una volta un racconto in cui la parola costruzione non assume la tonalità cupa dei giorni correnti.
In occasione dell'incontro dell'8 marzo 2012, la professoressa Anty Pansera ci ha portato a spasso per il quartiere QT8 di Milano, che da molti viene denominato “Gallaratese”, mettendo assieme in maniera assai piacevole gli aspetti storici con quelli di architettura e design non tralasciando gli aspetti socio-economici. Un equilibrismo nient’affatto semplice soprattutto se si considera il tempo ridotto che una conviviale concede ai nostri oratori. La prima Triennale del dopoguerra, che si sarebbe aperta nella primavera-estate del 1947, si proponeva di affrontare “i temi che interessano le classi meno abbienti” (arch. Pietro Bottoni). Quell’edizione ha lasciato un segno concreto, alla periferia di Milano, un intero quartiere, che prese nome proprio dalla manifestazione, QT8 ovvero, Quartiere Triennale Ottava.
Si tratta di un quartiere modello dove si proposero unità abitative innovative e dove si coaugularono studi e progetti che avevano caratterizzato la ricerca del Movimento Moderno. La realizzazione di questa serie di strutture residenziali economiche, destinate ad una fruizione di massa, fu resa possibile dall’applicazione di uno stile architettonico razionale, essenziale, funzionalista, la cui bellezza scaturiva dalla semplicità e dalle potenzialità delle tecnologie contemporanee per ottenere i migliori risultati ai minori costi.
Il quartiere fu concepito nell'ambito dell'Ottava edizione della Triennale, che si sarebbe aperta nell’estate 1947. Fu in particolare Piero Bottoni, commissario straordinario della Triennale di Milano, che nel 1945 promosse la realizzazione di questo "Quartiere sperimentale". Il quartiere si situa nella zona nord-ovest della città, al suo interno troviamo il Monte Stella, un'altura artificiale costituita con i detriti degli edifici crollati durante il conflitto e con altro materiale proveniente dalla demolizione degli ultimi tratti dei bastioni.
Successivamente all’accumulo dei detriti è stato realizzato il Parco Montestella, con una superficie di 370000 m² tra zone boschive e prati. Il parco è realizzato su gradoni a salire, collegati da una strada panoramica che, girando attorno al monte, ne raggiunge la parte più alta. Dai punti più alti offre una bella vista della città e del suo hinterland… Solo in caso di visibilità favorevole si riesce a scorgere tutto l’Arco alpino e gli Appennini.
Il QT8 è delimitato a nord da una strada derivata dal Viale Scarampo, ad est dalla Via Serra, a sud da Via Diomede e ad ovest dalla Via Sant'Elia. Superfici: la superficie totale compresa fra le strade periferiche accennate è di 94 ha. Circa; la superficie verde del quartiere è complessivamente di 673.470 mq di cui, 375.694 mq sistemati a parco (campi di gioco per lo svago e il riposo) e 297.776 mq destinati ad orti e giardini. Ogni abitante dispone di mq 80 di verde, quando la media in Milano è di mq 3-5 a cittadino.
La realizzazione del Quartiere richiese diversi anni. Nel quadro generale delle caratteristiche costruttive, tra cui quelle relative all'unificazione modulare basate sui reticoli sovrapponibili si precisava che, fra le eccezioni previste, vi erano quelle per le costruzioni che costituiscono
una unità singola, non riproducibili in serie, come per la Chiesa ad esempio.
Quartiere è diviso in 4 nuclei di circa 4.500 abitanti ciascuno; ogni nucleo è servito da strade periferiche che hanno all’interno percorsi pedonali svincolati da qualsiasi interferenza di traffico; il nucleo è servito da un asilo e da due o tre raggruppamenti di negozi di prima necessità. Due nuclei raggruppati danno vita ad una scuola primaria. Alla saldatura dei 4 nuclei costituenti il quartiere sorge il centro che raggruppa gli edifici commerciati, del culto e dello svago a servizio dell’intero quartiere previsto per una popolazione totale di circa 18.000 abitanti.
Per la realizzazione di questo progetto si adottò lo strumento del concorso; numerosissimi furono i giovani architetti che parteciparono e molti di questi divennero successivamente famosi. Vi furono delle difficoltà nella realizzazione di un così vasto quartiere cittadino, ma i risultati positivi dell'opera sono quelli urbanistici, risultati per i quali si può affermare che in nessun quartiere di Milano esiste un "ambiente" di abitabilità come c'è nel QT8, dove il verde e il paesaggio sono composti con le case e per esse, e dove le migliaia d'alberi piantati garantiscono per il futuro un miglioramento continuo e non un peggioramento della situazione ambientale. Adiacenti ad esso si estendono l'ippodromo, le scuderie, le piste di allenamento che garantiscono una magnifica riserva di verde a sud. Il Lido a sud-est e una fascia di parco creata a nord lo isolano dai quartieri del corso Sempione.
Nel centro si raccolgono gli edifici necessari alla vita collettiva, alla vita spirituale e allo svago; la Chiesa sorge sulla grande piazza con annesso edificio raggruppante la canonica e le organizzazioni religiose. Cinema - ristorante - caffè - negozi - ufficio postale - agenzie di banca sono raggruppati nel centro che è chiuso verso ovest da un fabbricato di 22,75 m. di altezza destinato alla casa collettiva. Un albergo per la gioventù, un club per ragazzi ed un grande tennis coperto sono previsti presso il laghetto ai piedi della collina, un centro sociale INA-Casa presso il campo di gioco.
Il quartiere sperimentale della Triennale ha mantenuto una linea costante di sviluppo da quando il luogo dove doveva sorgere fu scelto. Tre sono essenzialmente i piani successivi del QT8 e corrispondono all’incirca alle epoche delle successive Triennali: 47;-51;-54.
Il 1° piano, del 1946, redatto dagli architetti, nel quale si teneva conto dell’esistenza di un grande lago costituito da una cava nella zona nord-ovest dell’area; attorno ad esso si sviluppava un grande parco di notevole ampiezza e una zona sportiva. La composizione urbanistica era essenzialmente di quattro settori residenziali confluenti in un centro ed una piazza principali e di un ritmo aperto di grandi edifici lineari, orientati con asse eliotermico, periferici rispetto la zona delle costruzioni basse immerse nel verde. In sede di realizzazione di questo progetto fu deciso di costruire nel parco verde due piccole colline.
Il 2° piano, del 1950, studiato dagli architetti P. Bottoni e E. Cerutti, porta il segno di una più densa fabbricazione di case (11 piani) richiesta dal Comune per un maggiore sfruttamento delle aree. Gli elementi lineari si susseguono con un ritmo continuo lungo la Via Scarampo chiudendo tutto il lato nord del quartiere; divengono quattro, in luogo di tre, le case alte nell'angolo sud-est del quartiere. La collina assume una più determinata configurazione; in luogo di una seconda collina è previsto un piccolo lago. La chiesa abbandona lo schema rigido per assumere quello articolato studiato dai vincitori del concorso per il centro religioso. Questo 2° progetto di P.R. del Q.T.8 è entrato a far parte del P.R. di Milano approvato nel 1953.
Il 3° piano, del 1953, studiato dall'arch. Bottoni, è il segno di un inserimento del QT8 nei più vasti problemi cittadini. Ferma restando I'impostazione generale e in particolare quella della zona sud dell’Olona, notevoli varianti sono previste nel settore a nord di essa. La grande collina
diviene, da elemento locale di completamento del quartiere, elemento integrante dell'attrezzatura verde e del panorama urbano della città. Essa costituisce il fondale della nuova grande strada, che dalle autostrade entra in città (nuova via Scarampo) e poi corre ai suoi piedi. La via Scarampo infatti, secondo il progetto studiato dall'Ufficio Tecnico Comunale, diviene una strada di spiccate caratteristiche e attrezzature di traffico veloce dividendosi in piste differenziate per traffico locale e di transito, snodandosi in raccordi di grande e piccolo raggio. Ma la collina, in sé, diviene anche elemento urbanistico residenziale perché nel nuovo progetto si è prevista su di essa una serie di ville di notevole importanza con giardini alternati a strade locali. In questo terzo progetto, a differenza dei due precedenti, avviene un capovolgimento del sistema di alcune strade locali perchè, mentre prima afferivano alle strade periferiche, e in particolare alla via Scarampo, ora affluiscono a strade che si dirigono al centro del quartiere realizzandone così una maggiore unità. Questo terzo progetto costituisce una variante al piano particolareggiato del nuovo P.R. di Milano allo studio per la zona del QT8.
Gli edifici
Al QT8 sono stati realizzati prototipi di architettura straniera (Belgio e Finlandia).
La casa Belga: che purtoppo non esiste più.
Casa Gandolfi in via Diomede 18/2 al QT8, Milano, 1954-55.
La casa è composta da un grande basamento in pietra tagliata al vivo e una soprastruttura
in cemento armato con le camere da letto. Il piano superiore è un volume autonomo trasversale rispetto al basamento ed è sostenuto da pilastri a forma di ‘V’.
È opera di un architetto tutto sommato poco conosciuto, Albert Bontridder, concepita in
diverse combinazioni e versioni, più o meno ampie a seconda della grandezza della famiglia.
Al QT8 sono stati realizzati edifici sperimentali quali:
- l'interessantissima casa Ina Casa di 11 piani col sistema a ballatoio e scala esterna, la prima del genere che sia sorta a Milano e in Italia,
- nonché il primo campo di gioco per ragazzi di Milano.
Tra il 1946 e 1947 si realizzarono le prime case per ospitare chi era rimasto senza tetto: undici modelli diversi di case progettate, con concorso nazionale, da esimi architetti di tutta Italia sotto
la direzione di Piero Bottoni. Questi modelli furono variamente utilizzati nella ricostruzione italiana.
Al QT8 fu realizzato nel 1948 un programma di sperimentazioni di prefabbricazione e
montaggio in cantiere di case a 4 piani. Sono queste le uniche sperimentazioni ufficiali fatte in Italia dal Ministero del Lavori Pubblici, assieme a quelle più limitate fatte a Napoli, che furono del resto una diretta conseguenza di quelle di Milano.
Gio PONTI, durante l'iter della legge di istituzione dell'INA-Casa, criticherà il piano e
la sua ARCHITETTURA giudicata troppo uniforme e scontata, ma la maggioranza dei
migliori architetti dell'epoca parteciperà ai progetti: da Carlo Aymonino a Franco Albini; dai BBPR ai Castiglioni; da Ignazio Gardella a Daneri, a Fagini o Sottsass ….
Fu pure coinvolta una moltitudine variegata di professionisti che comprendeva, oltre
agli architetti, urbanisti, ingegneri, che parteciparono alla realizzazione dei molti quartieri popolari, con i più svariati nomi, disseminati in tutto il territorio nazionale.
Una singolare caratteristica del progetto fu quella di far apporre, su tutti gli edifici realizzati, una targa in ceramica policroma, alcune delle quali realizzate da grandi artisti (quali Burri, Duilio Cambellotti, Cascella, Dorazio…), che alludesse o al tema del progetto o, più in generale, al tema della casa come luogo felice. L'applicazione delle targhe sugli immobili, per le quali erano stabilite le misure, i prezzi massimi e la posizione, era una delle condizioni per il rilascio del certificato di collaudo.
CHIESA intitolata a S.Maria Nascente 1947 – 1955
Via Angelo Salmoiraghi, 2 .
Vico Magistretti e Mario Tedeschi.
Sempre al QT8 nel 1948 Magistretti aveva progettato, insieme a Mario Chessa e Mario Tedeschi,
la casa per reduci. Anche la chiesa del quartiere, a pianta circolare, fu realizzata sulla base di un
progetto vincitore di un concorso.
A pianta circolare con corpi eccentrici, a struttura portante su pilastri di calcestruzzo armato su fondazione a plinti, murature d'ambito e partiture interne in mattoni, copertura a tetto a sezione tronco conica. Descrizione: all'uscita della linea metropolitana rossa del QT8 si scorge all'istante la particolare sagoma della chiesa di Santa Maria Nascente, uno degli edifici più importanti e dall'architettura significativa dell'intero quartiere posto a nord ovest della città.
L'impianto generale del progetto è alquanto innovativo se si rapporta all'iconografia tradizionale dei luoghi di culto; riassumendo, si tratta di un edificio con pianta a cerchi concentrici su asse sfalsato, attraverso i quali si originano il portico a perimetro, l'aula, l'altare, il matroneo, il pulpito ed il battistero.
La forma e la dimensione del lotto hanno suggerito una organizzazione planimetrica particolare, in grado di valorizzare l'area a disposizione e i fabbricati costruiti. La chiesa è orientata, secondo la tradizione liturgica, con l'altare ad est; il sagrato si apre davanti al prospetto principale, rivolto al centro del quartiere. La pianta circolare determina un volume cilindrico, concluso da una copertura conica. Un portico circonda per intero l'aula centrale, all'interno della quale, al livello superiore, è organizzato il matroneo, dove trovano posto l'organo e la cantoria.
La necessità di superare qualsiasi distorsione acustica, anche conseguente alla forma circolare dell'aula, ha ispirato la quinta curvilinea di mattoni forati che si sviluppa al bordo. Una membrana che ricopre e protegge l'intonaco assorbente che riveste l'interno dell'aula, funzionando come una "trappola dei suoni".
Le informazioni ed i commenti sono stati assai di più e la mia ricostruzione ha potuto essere così dettagliata grazie al fatto che la professoressa mi ha gentilmente offerto i suoi appunti che mi sono stati preziosi per ricomporre in modo organico i miei che erano molto meno ordinati.
L’argomento, come sempre quando si parla della nostra città, ha suscitato un certo dibattito e una serie di domande da parte dei soci. Un riconoscimento particolare è andato da parte di tutti all’amico Federico Borelli che, in vista della conviviale, ha voluto fare il turista visitando in anticipo il quartiere facendo anche il cronista all’americana intervistando i residenti del quartiere!
A cura di Aldo Bottini