Il nostro socio Professor Alessandro Ubertazzi ci ha portati in Brasile accompagnandoci attraverso una visita virtuale ad una piantagione di banane.
Ci ha così consentito di rivivere con lui un'esperienza di qualche tempo fa nel territorio di Santa Catarina.
Al termine di una delle sue lezioni presso l'università locale, A lessandro era stato infatti accompagnato a visitare due piantagioni di banane: una su un territorio collinare, l'altra presso una vera e propria struttura di coltivazione.
Siamo stati accompagnati in questa visita da un gran numero di fotografie che hanno fedelmente reso l'immagine dei lugli dove abbiamo potuto penetrare.
Addentrandoci nel cammino avevamo la sensazione di trovarci sovrastati da piante di banana. La spiegazione è stata semplice: per gli abitanti del luogo, infatti, le banane sono considerate piante infestanti. Tutte le colline circostanti erano, a perdita d'occhio, ricoperte di bananeti. Lo spettacolo è stato incredibile e meraviglioso.
Ma non tutto ciò che luccica è oro: ed in effetti i serpenti nella piantagione sono molto numerosi. In particolare i serpenti corallo, piccoli e velenosissimi, si annidano all'interno dei caschi di banane.
Contrariamente a quanto pensiamo in Occidente la pianta di banane non è un albero ma è un'erba. Dal fusto si diparte un rizoma che "viaggia" sottoterra per alcune decine di metri e che genera altre piante intorno al fusto.
Una volta reciso il fusto, all'esito della nascita dei caschi, esso viene lasciato sul terreno e ciò perché sia il fusto sia le foglie sono ricchissimi di acqua e servono a fertilizzare il terreno. Le foglie si sfrangiano a causa del vento dando un'immagine di un vero proprio ventaglio. Ogni casco pesa tra 100 e 150 kg ed alla base dello stesso si presenta un fiore.
La banana non ha semi e si riproduce secondo criteri partenogenetici. La parte maschile della pianta, che ricorda nettamente l'organo riproduttivo umano, viene tagliata di netto poiché non serve alla crescita del casco e non viene quindi considerata utile.
Una volta raccolti i caschi vengono messi in frigorifero prima della completa maturazione e lì vengono fatti maturare sino all'occorrenza.
Un piccolo trucco ci consente di capire quando la banana è matura e quindi quando è pronta per essere mangiata: gli spigoli del frutto devono essere poco marcati come se una forza interna alla banana la spingesse per effetto della naturale maturazione, in quel momento è matura.
I fusti che, come abbiamo detto, sono pieni d'acqua, vengono in parte lasciati sul terreno ed in parte scorticati, selezionati, ripuliti, lavati e da essi vengono tratte delle fettucce che vengono essiccate.
La pianta della banana, o meglio l'erba della banana, essendo infestante "cammina".
I fusti che, come abbiamo detto, sono pieni d'acqua, vengono in parte lasciati sul terreno ed in parte scorticati, selezionati, ripuliti, lavati e da essi vengono tratte delle fettucce che vengono essiccate.
La pianta della banana, o meglio l'erba della banana, essendo infestante "cammina".
Ogni 15.000 piante si verifica una mutazione genetica delle stesse. Sono conosciute circa 200 varietà di piante di banane e, curiosamente per chi come me non lo sapeva, la loro origine è cinese.
A seguito della colonizzazione della Somalia da parte dello Stato Italiano le banane, coltivate in quel paese, erano monopolio appunto di Stato. Terminata l'esperienza coloniale in Somalia ci si è però resi conto che l'intero mondo coltivava banane il cui prezzo è quindi crollato vertiginosamente.
Numerose sono state le domande rivolte al relatore dai soci presenti.
Abbiamo così appreso che il Brasile è un paese immenso: è grande come l'Europa. La popolazione è multietnica ed il territorio assai diversificato: si va dalle zone afrocubane ad altre zone che assomigliano in tutto e per tutto ad una piccola Europa.
Avere ascendenti italiani è motivo di vanto per i brasiliani. Generalizzando possiamo dire che i brasiliani invidiano tutto ciò che abbiamo in Europa.
Il Pil del Brasile è in attivo nella misura del 3 / 4 % annuo, ma in alcune zone, come per esempio quella di Santa Catarina che potremmo paragonare alla nostra Sesto San Giovanni, lo scorso anno il Pil ha raggiunto la soglia del 30%. Di sicuro l'impressione che si ha del Brasile è quella di un paese in grande sviluppo.
La parte nord est del paese è sicuramente la più pericolosa. In quella zona è molto elevato il tasso di povertà. Il programma del governo attuale è quello di mantenere le "favelas" o parte di esse.
A differenza però di altri paesi e città, come ad esempio Caracas dove la povertà è assoluta e la vita non vale pressocché nulla, le famiglie brasiliane restano nelle "favelas" e lì abitano in gruppo occupando tre / quattro baracche e ristrutturandole.
A differenza però di altri paesi e città, come ad esempio Caracas dove la povertà è assoluta e la vita non vale pressocché nulla, le famiglie brasiliane restano nelle "favelas" e lì abitano in gruppo occupando tre / quattro baracche e ristrutturandole.
Sembrano effettivamente dei mini appartamenti.
La loro colorazione è particolare ed è bello vedere come venga mantenuta e curata parte della storia del paese.
E' forte la coscienza di essere discendenti della cultura occidentale ed è evidente la volontà di farla emergere.
Il nome Brasile significa legno bruciato e ciò a causa della deforestazione operata nei secoli scorsi. In alcune zone è in corso la reintroduzione di alcune piantagioni sterminate in precedenza.
Dante Ravidà ci ha raccontato di quando, nella sua abitazione, il giardino fu in pochissimo tempo infestato da due piante di banane che suo padre aveva incautamente piantato.
Dante Ravidà ci ha raccontato di quando, nella sua abitazione, il giardino fu in pochissimo tempo infestato da due piante di banane che suo padre aveva incautamente piantato.
Carlo Grandini ci ha invece raccontato come la banana sia il frutto ufficiale offerto ai soci nei campi di golf essendo molto ricca di magnesio e potassio.
Giovanni Bottini ci ha poi spiegato come per il trasporto delle banane occorrano navi costruite ad hoc con impianti e strumentazioni particolari.
La piacevolissima serata si è poi conclusa con i ringraziamenti del Presidente al relatore e con il tradizionale suono della campana.
A cura di Massimo Audisio