Nella Milano in forte ascesa economica di fine ottocento i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi facevano parte di una famiglia ben integrata nel tessuto sociale alto borghese della città.
I due fratelli andavano molto d’accordo ma erano assai differenti per carattere ed abitudini: Fausto era decisamente molto mondano e dinamico; al contrario Giuseppe molto più riservato e quieto. Probabilmente il loro grande accordo dipendeva anche dalla complementarietà dei caratteri e delle abitudini.
Giuseppe sposa Carolina Borromeo, quando questa era ancora molto giovane, da cui ebbe cinque figli e con la quale condusse un matrimonio molto felice.
Questo matrimonio rappresenta un tassello importante nell’ascesa della famiglia Valsecchi nell’ambito dell’aristocrazia milanese del tempo.
Proprio in quell’epoca incomincerà un’importante opera di ristrutturazione della loro abitazione e contemporaneamente inizia una raccolta, da parte dei due fratelli, di oggetti neo-rinascimentali che non furono destinati ad una collezione ma bensì inseriti nell’arredo della casa che gli stessi vivevano quotidianamente.
Storicamente siamo appena dopo l’unità d’Italia e l’idea dei fratelli è di connotare fortemente la loro collezione/arredamento sul concetto della nazione unitaria.
L’atteggiamento collezionistico dei fratelli Valsecchi è molto disinvolto ed è facile trovare commistioni di pezzi originali con pezzi rifatti. L’importante è che venga mantenuta una certa armonia nell’operazione. D’altra parte bisogna considerare che si tratta di un arredamento di una casa e non di un allestimento di un museo.
Nell’arredamento della residenza non ci si nega nulla ma tutto viene “camuffato”, coperto, per essere ricondotto allo stile neo-rinascimentale che caratterizza l’intero edificio.
Non sono stati ritrovati elementi che chiariscano la provenienza di tutti i pezzi che sono presenti nella dimora. Su questa mancanza sono state avanzate varie ipotesi di cui quella più suggestiva è che si sia voluto far credere che tutti i pezzi provenissero da eredità in realtà mai esistite; insomma una sorta di ricostruzione di un passato aristocratico che la famiglia non aveva in realtà avuto.
Oggi il palazzo è di proprietà della Regione Lombardia ed ospita la Fondazione che Pasino Bagatti Valsecchi ha costituito dopo aver stabilito che era ormai impossibile abitare una dimora di quel genere.
Il palazzo è oggi un museo che conserva praticamente immutati gli ambienti così come sono stati abitati fino agli ultimi anni e così come viene rappresentato in molte fotografie esposte nei locali dell’immobile.
Le informazioni e le curiosità che ci ha raccontato la dott. ssa Pini, conservatrice del Museo, sono state molte di più anche stimolata da molte domande dei soci che hanno allontanato il tocco della campana che ha poi chiuso la piacevole serata.
A cura di Aldo Bottini
A cura di Aldo Bottini