Il professor Bellini ci ha intrattenuto magistralmente su Galileo, i suoi scritti ed il suo tempo. Ripercorrendo le principali opere dello scienziato fiorentino: “Sidereus Nuncius”; “Il Saggiatore”; “Dialogo Sopra i Due Massimi Sistemi del Mondo”; Bellini ci ha mostrato come lo stile letterario fu oggetto di precisa e approfondita ricerca. Sarà impossibile ripercorrere fedelmente la relazione molto articolata e densa di informazioni. La relazione stabiliva un parallelo tra scienza e comunicazione e quindi sulla necessità di ricercare la giusta letteratura per divulgare concetti complessi. Il mondo è come un libro, se non si conosce il linguaggio con cui è scritto è impossibile leggerne le regole. Il linguaggio è un linguaggio matematico; chi non conosce il linguaggio matematico non può entrare nel mondo della scienza e si trova come in un labirinto.
Il concetto fondamentale è che Galileo comprende che la scienza da occulta deve diventare comunicata e quindi diventa fondamentale la parola per comunicare. A nuove realtà devono corrispondere anche nuove parole adatte a spiegare le nuove scoperte. D’altra parte Galilei non si pose esplicitamente il problema delle conseguenze teologiche delle scoperte fatte con il suo cannocchiale e di come quell'universo immenso, pieno di irregolarità, corruttibile, senza sfere perfette e senza nessun centro potesse essere in conflitto con la visione del mondo difesa dalla Chiesa cattolica.
Ad esempio nel "Sidereus Nuncius", tali scoperte venivano comunicate per la prima volta al mondo e il problema fra scienza e fede non veniva nemmeno discusso o menzionato. Tale questione fu posta a Galilei dalle forti reazioni e polemiche che con il passare degli anni furono suscitate dalle sue scoperte e dal suo modo di indagare, basato sulla lettura diretta del libro della natura, senza ricorso all'autorità, fosse essa aristotelica o teologica.
Egli si vide costretto ad intervenire sulla questione del rapporto fra scienza e fede, sul concetto di verità, con lo scopo principale di difendere la propria autonomia di scienziato ed anche di avvertire la Chiesa del danno che sarebbe venuto alla religione cristiana se avesse insistito a utilizzare la Sacra Scrittura in argomenti di scienza della natura che il progresso scientifico avrebbe mostrato palesemente falsi.
Le scoperte e le intuizioni di Galileo si accompagnano ad una grande curiosità ed interesse ma generano anche stupore e sgomento. L’uomo del ‘600 non è più sicuro che tutto sia fatto intorno all’uomo. Il concetto assai interessante è che già al suo tempo Galileo si poneva in modo chiaro il problema di quale letteratura adottare per essere incisivo nella sua comunicazione e per fare in modo che più ampio fosse il pubblico a cui arrivava eco delle sue scoperte.