Una relazione complessa ed articolata quella del professor Casati che, partendo dal problema dell’alimentazione del mondo, tema tra l’altro al centro di EXPO 2015 e quindi al centro di molte riflessioni che ci porteranno a questo evento, partendo da questo evento appunto ha spaziato su una serie di argomenti socio-politico-economici che hanno reso particolarmente interessante l’intervento.
Parlare di crisi alimentari nel mondo di oggi può sembrare sorprendente e quasi paradossale. D’altro canto le crisi esistono e sono molto diffuse.
La situazione depressa dell’economia attuale ha forse accentuato alcuni aspetti di queste crisi alimentari, si sono verificati sensibili aumenti dei prezzi che poi ridiminuiti per infine stabilizzarsi.
Oggi abbiamo nel mondo circa 850 milioni di persone che si trovano sulla soglia della fame.
Questo numero è fatalmente destinato ad aumentare e, nel 2020, è prevedibile che le persone sulla soglia della fame saranno tra 900 e 950 milioni. Un numero enorme!
Ma l’analisi è banalmente questa oppure esistono altri fattori di cui bisogna tenere conto?
Il professor Casati ha attirato la nostra attenzione su alcuni aspetti di questa composita entità che è il mondo che viviamo.
Di fatto il mondo è caratterizzato da diverse aree geografiche che possono essere così raggruppate per tipologia:
- aree del mondo in via di sviluppo che non possiedono entità e ricchezze;
- aree del mondo in via di sviluppo costituite dai cosiddetti paesi emergenti;
- paesi che hanno superato il problema della fame;
- paesi ricchi che sono circa un sesto della popolazione globale della terra.
E’ evidente come la sicurezza (security) sia legata alla sicurezza della regione (governi stabili, assenza di guerre, oltre alla condizione economica); come è evidente che la affidabilità (safety) di quello che si mangia è tipica dei paesi/regioni in cui, oltre alla ricchezza, vi siano elevati livelli culturali ed una situazione complessivamente pacificata e regolata.
D’altro canto esistono anche nel comparto alimentare alcuni paradossi tipici dell’economia governata solo dalla logica di mercato. Se il prezzo dei generi alimentari aumenta allora aumenta anche l’interesse a produrre, diversamente l’interesse alla produzione è scarso se non nullo.
Altra considerazione interessante posta alla nostra attenzione dal professor Casati è che, con l’evoluzione economica dei paesi, vi è anche una conseguente evoluzione del tipo di dieta che passa da dieta puramente vegetariana a dieta prevalentemente proteica.
E’ indubbio, secondo il professor Casati, che i paesi ricchi hanno sottostimato l’importanza e la portata del problema delle crisi alimentari del mondo ed abbiano più spesso pensato ad interventi di assistenza a posteriori piuttosto che a progetti di vero e proprio sviluppo.
Senza che questi rappresentino un vero e proprio decalogo di riferimento o la ricetta di soluzione dei problemi, il professore ha terminato il suo intervento con alcune considerazioni sintetiche ma istruttive:
- l’aiuto alimentare è utile ma solo nella logica della stretta emergenza;
- serve un incremento della produttività agricola; bisogna ridurre anche le perdite migliorando la logistica (locale);
- occorre riconsiderare, rafforzandolo, il ruolo dell’agricoltura nei paesi dell’occidente;
- dobbiamo evitare di seguire modelli insulsi (lontani dagli schemi convenzionali delle aree di appartenenza) e, soprattutto, imporre ad altri di seguire per forza i nostri;
- concentrare l’attenzione su politiche che migliorino l’accessibilità al mondo dell’agricoltura (caso che ora non è);
- evitare il male della “finanziarizzazione” del mondo dei mercati agricoli (male occidentale, in particolare dei mondi anglosassoni);
- l’occidente ha il dovere di continuare a produrre ed aumentare la produttività; non bisogna cadere nella spirale negativa di pensare che possiamo comperare in giro per il mondo ciò che ci serve.
Dopo un interessante dibattito il tocco della campana ci ha riportato alle attività impellenti come sempre.
A cura di Aldo Bottini
A cura di Aldo Bottini