venerdì 11 novembre 2011

Incontro con Vittorio Emanuele Parsi "Il mondo nuovo tra convergenze inattese"


L’intervento del prof. Parsi del 10 novembre 2011 è stato dedicato ad una attenta quanto originale analisi dei nuovi scenari socio-economico-politici che si sono generati negli ultimi anni. L’elemento nuovo, che secondo il parere del professore, influenzerà notevolmente gli equilibri futuri è arrivato proprio dall’area geopolitica meno attesa e cioè il nord Africa. La primavera araba, che ha interessato la Tunisia, l’Egitto, la Libia, l’Algeria ed altri paesi che vanno dal nord-ovest dell’Africa fino al medio oriente, ha modificato sensibilmente gli scenari presentandoci, tra l’altro, un’immagine nuova di una popolazione araba non antagonista alle logiche del mondo occidentale. Questo elemento ha rappresentato una inversione delle previsioni e probabilmente un elemento fortemente condizionante per gli equilibri futuri.

Parsi ritiene che questo episodio della primavera araba rappresenti un cambiamento della storia essendo di fatto la chiusura del periodo coloniale che ha caratterizzato almeno 50 anni del secolo scorso. Il fenomeno è tanto più interessante se si considera che l’elemento religioso non è stato il motore di questi eventi ma si è trattato di una vera e propria insurrezione contro una cappa di oppressione che durava in questi paesi da diversi decenni. Si tratta effettivamente di una “rivoluzione moderna”. L’aspetto altrettanto condizionante di questo periodo storico, secondo il professor Parsi, è il declino dell’egemonia americana, affermazione questa che lui stesso ammette di dover fare con le dovute prudenze, declino conseguente a molti fattori tra i quali sicuramente spicca anche la gestione politica delle relazioni con il Medio Oriente.

In precedenza, durante gli anni settanta del secolo scorso, gli Stati Uniti hanno avuto un declino della loro influenza politica ed economica, ma in quegli anni era ancora presente il blocco dei paesi dell’est europeo che rappresentavano una minaccia per le democrazie occidentali; in quell’epoca insomma era individuabile un “nemico” e di conseguenza il ruolo di difensore dell’interesse collettivo era ancora forte. Oggi gli scenari sono molto diversi e sono meno definibili le minacce esterne.

La potenza militare degli Stati Uniti è ancora notevole ma la guerra non è più la medicina per le malattie del mondo. La debolezza degli USA oggi sembra essere l’incapacità di governare la democrazia. Democrazia che va intesa come uguaglianza e non come libertà. In definitiva le logiche di mercato, molto spinte nella cultura americana, hanno in realtà generato disuguaglianza. La divaricazione nelle disponibilità economiche tra i diversi ceti è diventata eccessiva ed il senso di appartenenza, legato alla civiltà del consumo di massa, è venuto meno proprio perché è venuta meno la speranza di poter essere parte di questo sistema.

L’analisi del professor Parsi ha evidenziato una situazione di crisi economico finanziaria dalla quale, secondo il suo parere, si potrà uscire solo con un nuovo patto sociale (new deal); la sola difesa delle logiche di mercato finirà per indebolire le democrazie. In questo contesto, disegnato con non poche tinte fosche, forse si inserisce un elemento di novità che è rappresentato dall’area dell’arco mediterraneo che potrebbe essere una enorme risorsa di nuove prospettive ed opportunità. Ovviamente la relazione è stata molto più articolata di quanto sia riuscito a riportare in questi brevi cenni, ugualmente è stato molto interessante ed articolato il dibattito seguito all’intervento dove gli intervenuti hanno espresso diversi pareri ai quali il professor Parsi ha
puntualmente ed esaurientemente risposto.

Al tocco della campana abbiamo ripreso la via di casa, non senza qualche pensiero cupo in testa.
(a cura di Aldo Bottini)